venerdì 22 ottobre 2010



A volte ti capita di dover scrivere. Diventa quasi un bisogno primario. Il dover comunicare con qualcuno, con il mondo, con chi è a te "uguale" e con chi da te è "diverso". Non ce la fai a tenere solo per te un qualcosa che vuoi e senti di dover condividere. Puoi parlare quanto vuoi con chi ti è vicino, con chi dice di conoscerti anche bene, ma non avrà mai lo stesso effetto dello scrivere. Lasciare un messaggio per chi vuole leggerlo, ma anche per chi è di passaggio, che magari non gliene frega niente di quello che pensi e di quello che hai scritto. E se ne scorda subito di quella scritta inutile e pure un pò bruttina. Ma a me piace pensare che quelle parole un pò anarchiche, forse inutili, magari inconclusive e prive di un senso immediato almeno apparente, restino lì nei posti dove si trovano, nei muri come nelle coscienze di chi legge, e che continuino ad occupare anche un minuscolo spazio sia nei luoghi fisici che, irrazionalmente, nei luoghi più profondi dell'animo umano. Il muro è un mezzo. Con esso si parla con tutti, indistintamente. Non si sceglie il destinatario del messaggio. Ci si sfoga nel muro. E attraverso questo sfogo parliamo a noi stessi e con noi stessi.

Esordire in questo blog con una scritta del livornese Zeb era per me inevitabile. Zeb è un artista riconosciuto a Livorno, i suoi quadri venivano e vengono esposti in gallerie d'arte. Ma la notorietà in città l'aveva conquistata con le scritte sui muri, faceva il "graffitaro" di professione. Aveva debuttato con il suo primo graffito sui muri dello stadio. I suoi luoghi preferiti erano i quartieri della periferia dove lasciava disegni e messaggi politici. Sto parlando al passato perché Zeb se ne è andato. Ma non nel senso brutto del termine, se ne è andato punto e basta. Partito. Ciao. Forse è meglio dire che è sparito, che non si hanno più tracce di lui da poco più di due anni. Gli amici, chi lo conosce di persona dice che può rientrare nel suo stile un gesto così. C'è chi dice che è in Francia, chi dice che si è trasferito da qualche parte in Italia. A me piace pensare che sia in un luogo isolato, lui e un grande muro a disposizione. E che stia preparando la scritta più bella e più profonda di tutte, la sua opera definitiva...

1 commento:

  1. Per un personaggio come Zed era inevitabile andarsene.
    Credo sia nel suo dna, da come lo hai descritto.

    Aspetto altre parole sul muro, per adesso, benvenuto tra i blogger! :D

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