giovedì 28 ottobre 2010



Il cielo non esiste e chi lo indica è un anti-sociale.
A un certo punto ti chiedi se va bene così, se quello che stai facendo ti basta, se le tue convinzioni non sono troppo strette e se ti accontenti di quello che già hai. Oppure se è giusto cercare di fare di più, o almeno di provare a farlo. Magari cambiando modo di pensare, aprendo la mente a possibilità nuove, sicuramente più stimolanti. Chi si accontenta gode, ma non vive a pieno. Chi si limita a guardare il dito che indica l'alto, non fa altro che accettare lo stato delle cose e prenderlo per il massimo possibile che si può ottenere, sia per sé che per gli altri, dalla vita.. Si esclude tutto ciò che può esserci in più. Se si fissa il dito dà anche fastidio sapere che c'è dell'altro al di sopra, e ci si chiede anche perché c'è qualcuno che si ostina a puntare quel maledetto dito verso qualcosa che molto probabilmente non raggiungerà mai. Che senso ha insistere e continuare ad indicarlo? Forse il senso è che colui che sta con l'indice all'insù è qualcuno che crede, che ha una fede. Una fede in un qualcosa di sicuramente migliore del contesto in cui vive, forse anche lontano da esso. Potrebbe capitare che vedendo il cielo si rivaluti tutto, quello che siamo, quello che facciamo e quello che proviamo. Il cielo è vasto. Ci sarebbe posto per tutti. Ma c'è sempre qualcuno che ci dice: il cielo non esiste e chi lo indica è un anti-sociale.

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