giovedì 11 novembre 2010



"Il mio - spiega De Luca - è un invito all’istituzione che rappresenta a manifestare il suo volto accogliente e profetico piuttosto che quello temporale e opportunistico che troppo spesso la contraddistingue nelle sue prese di posizione caratterizzate da una doppia morale: una per il principe e un’altra per i sudditi".
Se voleva lanciare un messaggio c'è riuscito alla grande. Arte nuova. Il laser puntato su di un edificio-simbolo per lanciare un messaggio al mondo: una parola che riporta a pensare al lato sporco dell'istituzione. Anni di lotte, di guerre, di rivalse in nome di un Dio che non può e non dovrebbe in alcun modo diventarne il pretesto.

giovedì 28 ottobre 2010



Il cielo non esiste e chi lo indica è un anti-sociale.
A un certo punto ti chiedi se va bene così, se quello che stai facendo ti basta, se le tue convinzioni non sono troppo strette e se ti accontenti di quello che già hai. Oppure se è giusto cercare di fare di più, o almeno di provare a farlo. Magari cambiando modo di pensare, aprendo la mente a possibilità nuove, sicuramente più stimolanti. Chi si accontenta gode, ma non vive a pieno. Chi si limita a guardare il dito che indica l'alto, non fa altro che accettare lo stato delle cose e prenderlo per il massimo possibile che si può ottenere, sia per sé che per gli altri, dalla vita.. Si esclude tutto ciò che può esserci in più. Se si fissa il dito dà anche fastidio sapere che c'è dell'altro al di sopra, e ci si chiede anche perché c'è qualcuno che si ostina a puntare quel maledetto dito verso qualcosa che molto probabilmente non raggiungerà mai. Che senso ha insistere e continuare ad indicarlo? Forse il senso è che colui che sta con l'indice all'insù è qualcuno che crede, che ha una fede. Una fede in un qualcosa di sicuramente migliore del contesto in cui vive, forse anche lontano da esso. Potrebbe capitare che vedendo il cielo si rivaluti tutto, quello che siamo, quello che facciamo e quello che proviamo. Il cielo è vasto. Ci sarebbe posto per tutti. Ma c'è sempre qualcuno che ci dice: il cielo non esiste e chi lo indica è un anti-sociale.

venerdì 22 ottobre 2010



A volte ti capita di dover scrivere. Diventa quasi un bisogno primario. Il dover comunicare con qualcuno, con il mondo, con chi è a te "uguale" e con chi da te è "diverso". Non ce la fai a tenere solo per te un qualcosa che vuoi e senti di dover condividere. Puoi parlare quanto vuoi con chi ti è vicino, con chi dice di conoscerti anche bene, ma non avrà mai lo stesso effetto dello scrivere. Lasciare un messaggio per chi vuole leggerlo, ma anche per chi è di passaggio, che magari non gliene frega niente di quello che pensi e di quello che hai scritto. E se ne scorda subito di quella scritta inutile e pure un pò bruttina. Ma a me piace pensare che quelle parole un pò anarchiche, forse inutili, magari inconclusive e prive di un senso immediato almeno apparente, restino lì nei posti dove si trovano, nei muri come nelle coscienze di chi legge, e che continuino ad occupare anche un minuscolo spazio sia nei luoghi fisici che, irrazionalmente, nei luoghi più profondi dell'animo umano. Il muro è un mezzo. Con esso si parla con tutti, indistintamente. Non si sceglie il destinatario del messaggio. Ci si sfoga nel muro. E attraverso questo sfogo parliamo a noi stessi e con noi stessi.

Esordire in questo blog con una scritta del livornese Zeb era per me inevitabile. Zeb è un artista riconosciuto a Livorno, i suoi quadri venivano e vengono esposti in gallerie d'arte. Ma la notorietà in città l'aveva conquistata con le scritte sui muri, faceva il "graffitaro" di professione. Aveva debuttato con il suo primo graffito sui muri dello stadio. I suoi luoghi preferiti erano i quartieri della periferia dove lasciava disegni e messaggi politici. Sto parlando al passato perché Zeb se ne è andato. Ma non nel senso brutto del termine, se ne è andato punto e basta. Partito. Ciao. Forse è meglio dire che è sparito, che non si hanno più tracce di lui da poco più di due anni. Gli amici, chi lo conosce di persona dice che può rientrare nel suo stile un gesto così. C'è chi dice che è in Francia, chi dice che si è trasferito da qualche parte in Italia. A me piace pensare che sia in un luogo isolato, lui e un grande muro a disposizione. E che stia preparando la scritta più bella e più profonda di tutte, la sua opera definitiva...